LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 17
21 febbraio 2016 – 2ª domenica di Quaresima
Ciclo liturgico: anno C
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi è il mio Figlio diletto: ascoltatelo».
Luca 9,28-36 (Gn 15,5-12.17-18 - Salmo: 26 - Fil 3,17-4,1)
O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito perché possiamo godere la visione della tua gloria.
Spunti per la riflessione
Dal deserto al Tabor
Non entriamo nel deserto per gioco, e il deserto, come ogni altra realtà della vita, come ha sperimentato Israele, ha un doppio volto, luminoso e tenebroso, straordinario ed oscuro.
Israele ha vissuto quarant’anni nel deserto, il luogo della non-scelta, intimorito dai popoli che abitavano la terra della liberazione, indeciso e spaventato.
E più volte, nel deserto, il popolo ha dovuto misurare il proprio limite, confrontarsi con i propri demoni e i propri idoli, alternando alleanza con Dio ad abbandono, gioia a disperazione.
Ma il deserto è anche il luogo in cui uno zelante e sanguinario Elia incontra Dio, alla fine della sua fuga da Gezabele che lo vuole uccidere. In cui, nella grotta, il profeta abbandona le sue certezze per incontrare il vento silenzioso della leggerezza di Dio.
È il luogo in cui Dio chiama a sé il suo popolo, perché, come sperimenta Osea, nell’essenziale si torna all’Essenziale.
Così noi affrontiamo il deserto della Quaresima.
Non per imporci una malsana penitenza, ma una necessaria battuta d’arresto.
Non per mortificarci, ma per vivificarci.
E affrontiamo le tentazioni, che derivano dall’essere liberi, se lo siamo, per scegliere chi essere, dove stare, con chi stare.
Come ci diceva Luca domenica scorsa. la tentazione, il cui termine significa “passare attraverso”, è la dimensione abituale in cui viviamo e ci colpisce proprio perché credenti e pieni di Spirito Santo. Paradossalmente, è buon segno essere tentati, significa che siamo nella logica della conversione.
Se siamo tentati è perché siamo credenti.
Insomma, siamo chiamati ad attraversare il deserto per raggiungere il Tabor.
Non per giocare a fare gli eremiti.
La bellezza
Gesù, sul Tabor, non si toglie la maschera per svelare chi è veramente, non ci sono fenomeni speciali, o abiti luccicanti o colonne sonore roboanti. Gli evangelisti usano un linguaggio particolare, simbolico, che richiama le manifestazioni di Dio nell’Antico Testamento.
È il loro sguardo che cambia, la loro percezione, la loro esperienza di fede.
Ora vedono col cuore; ora capiscono con l’anima; ora, per un attimo, vedono la bellezza di Dio.
Bellezza che è nel nostro sguardo, non nelle cose o nelle persone.
Quanto è bello vedere la bellezza di Dio! Quanto riconoscere, nell’umanissimo volto del Signore Gesù, la trasparenza sorridente del volto del Padre!
E quanta bellezza manca, alla nostra fede!
Abbiamo costretto l’esperienza della fede nelle categorie della giustizia e della moralità.
È giusto e doveroso credere in Dio, pensiamo.
È bellissimo, replicano gli apostoli. Una bellezza che supera ogni altra bellezza, che illumina e ridimensiona ogni altra gioia che in Dio, e solo in Dio, acquista spessore e speranza di immortalità.
Questa bellezza cerchiamo, quando ci inoltriamo nel deserto della Quaresima.
Cerchiamo il Dio bellissimo, altro che.
Dettagli
Luca scrive che Gesù è salito sul Tabor per pregare e che è in preghiera, mentre si trasfigura, come ad indicare che solo in un profondo cammino di interiorità possiamo scoprire la bellezza di appartenere a Dio.
Perciò è urgente riscoprire nella nostra fede l’aspetto della preghiera come incontro intimo e fecondo con la Parola di Dio, per farne una lettura orante, prolungata e feconda.
Ci parla del suo volto trasformato, che cambia d’aspetto: come quando si è innamorati, come quando si è felici, come quando torniamo da un’esperienza di fede straordinaria. Si vede, se abbiamo incontrato la bellezza di Dio, non abbiamo bisogno di parlarne troppo a lungo.
E bene fa papa Francesco a richiamarci all’essenzialità di una testimonianza credibile. Credibile perché gioiosa, credibile perché innamorata.
Solo un appassionato può essere credibile mentre parla d’amore!
Gesù parla con Elia e Mosè, i profeti e la Legge, per dare pienezza alla sua rivelazione. Ma solo Luca ci dice che parla del suo esodo, della sua dipartita. Sono passati otto giorni dall’annuncio che Gesù ha fatto ai suoi discepoli riguardo alla brutta piega che stanno prendendo gli eventi e di una sua possibile morte all’orizzonte.
Oggi veniamo a sapere da Luca che proprio qui, nella gloria, Gesù riceve conferma di ciò e una chiave di lettura del dolore che sta per affrontare. Quando siamo sul Tabor capiamo che la vita reale è fatta anche di croci e di sconfitte, di dolore e di delusioni. Solo nella bellezza possiamo affrontare il dolore.
Sono oppressi dal sonno, i discepoli, qui come sarà poi nel Getsemani. Per vedere la bellezza di Dio dobbiamo duramente lottare, combattere, restare svegli. Oggi restare cristiani richiede uno sforzo immane, sovrumano, che solo lo Spirito ci permette di realizzare. Evitiamo di costruire delle tende per “bloccare” il Signore nel momento della gloria. Se abbiamo la gioia di vedere la bellezza di Dio è per portarla con noi nella città.
Ha ragione Pietro, è bello per noi restare con Cristo.
Facciamone memoria, nel deserto che stiamo vivendo.
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L’Autore
Paolo Curtaz
Ultimogenito di tre fratelli, figlio di un imprenditore edile e di una casalinga, ha terminato gli studi di scuola superiore presso l’istituto tecnico per geometri di Aosta nel 1984, per poi entrare nel seminario vescovile di Aosta; ha approfondito i suoi studi in pastorale giovanile e catechistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (1989/1990).
Ordinato sacerdote il 7 settembre 1990 da Ovidio Lari è stato nominato viceparroco di Courmayeur (1990/1993), di Saint Martin de Corlèans ad Aosta (1993/1997) e parroco di Valsavaranche, Rhêmes-Notre-Dame, Rhêmes-Saint-Georges e Introd (1997/2007).
Nel 1995 è stato nominato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, in seguito ha curato il coordinamento della pastorale giovanile cittadina. Dal 1999 al 2007 è stato responsabile dell’Ufficio dei beni culturali ecclesiastici della diocesi di Aosta. Nel 2004, grazie ad un gruppo di amici di Torino, fonda il sito tiraccontolaparola.it che pubblica il commento al vangelo domenicale e le sue conferenze audio. Negli stessi anni conduce la trasmissione radiofonica quotidiana Prima di tutto per il circuito nazionale Inblu della CEI e collabora alla rivista mensile Parola e preghiera Edizioni Paoline, che propone un cammino quotidiano di preghiera per l’uomo contemporaneo.
Dopo un periodo di discernimento, nel 2007 chiede di lasciare il ministero sacerdotale per dedicarsi in altro modo all’evangelizzazione. Oggi è sposato con Luisella e ha un figlio di nome Jakob.
Nel 2009 consegue il baccellierato in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano con la tesi La figura del sacerdozio nell’epistolario di don Lorenzo Milani e nel 2011 la licenza in teologia pastorale presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, sezione di Torino, con la tesi Internet e il servizio della Parola di Dio. Analisi critica di alcune omelie presenti nei maggiori siti web cattolici italiani.
Insieme ad alcuni amici, fonda l’associazione culturale Zaccheo (2004) con cui organizza conferenze di esegesi spirituale e viaggi culturali in Terra Santa e in Europa.
Come giornalista pubblicista ha collaborato con alcune riviste cristiane (Il Nostro Tempo, Famiglia Cristiana, L’Eco di Terrasanta) e con siti di pastorale cattolica.
Nel 1999 è stato uno dei protagonisti della campagna pubblicitaria della CEI per l’8x1000 alla Chiesa cattolica. Come parroco di Introd ha accolto per diverse volte papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI nelle loro vacanze estive a Les Combes, villaggio di Introd.
Esegesi biblica
La Trasfigurazione (9, 28-36)
I tratti del racconto (vocabolario, immagini, riferimenti alle Scritture) fanno parte del genere “epifanico-apocalittico”, vuole, cioè essere una rivelazione rivolta ai discepoli, rivelazione che ha come oggetto il significato profondo e nascosto della persona e dell’opera di Gesù. Questo genere letterario, a cui il nostro racconto appartiene, non intende semplicemente rivelare il futuro, ma pretende anche manifestare il significato profondo che la realtà già ora possiede. Così la trasfigurazione non è soltanto una rivelazione in anticipo della futura risurrezione di Gesù, ma è una rivelazione di ciò che Gesù è già: il Figlio di Dio. L’episodio è una chiave che permette di cogliere la vera natura di Gesù dietro le apparenze che la nascondono.
La trasfigurazione non è soltanto una rivelazione dell’identità profonda di Gesù e della sua opera, ma anche una rivelazione dell’identità del discepolo. La via del discepolo è come quella del Maestro, ugualmente incamminata verso la Croce e la risurrezione.
La risurrezione non è soltanto una realtà futura, ma è già presente e anticipata.
La comunione con Dio è già operante. E di tanto in tanto questa realtà profonda e pasquale, normalmente nascosta, affiora.
Nel viaggio della fede non mancano momenti gioiosi, all’interno della fatica dell’esistenza cristiana, occorre saperli scorgere e saperli leggere. Il loro carattere è però fugace e provvisorio, e il discepolo deve imparare ad accontentarsi.
Dal commento al passo parallelo di Marco (9,2-10)
“Un alto monte”: un’allusione al motivo mosaico (Esodo 24,12-18; 31,18) indicante Gesù come il nuovo Mosè risplendente nella presenza di Dio sul nuovo Sinai.
“Le sue vesti divennero splendenti”: il vestito bianco è una frequente immagine apocalittica della gloria ultraterrena (Daniele 7,9; Matteo 28,3; Marco 16,5; Giovanni 20,12; Atti 1,10) e della gloria escatologica dei santi (Apocalisse 3,4.5.18; 4,4; 6,11, 7,9.12) e con la loro presenza sul nuovo Sinai essi testimoniano l’adempimento dell’AT in Gesù.
“È bello per noi restare qui”: la loro gioia è spiegata da quanto segue:
“Facciamo tre tende (o capanne)”: come quelle che erano usate nella gioiosa Festa dei Tabernacoli, Pietro sente che è venuto il tempo finale quando “Ti farò ancora abitare sotto le tende” (Osea 12,10), e desidera perpetuare questa esperienza della presenza escatologica di Dio.
“Non sapeva che cosa dire”: come nel Getsemani (14,4) Pietro non trova parole di fronte al mistero di Cristo.
“Una nube”: un’immagine veterotestamentaria della presenza di Dio (Esodo 16,10; 19,9; 24, 15-16; 32,9) associa la trasfigurazione a teofanie precedenti (Esodo 40, 34-35: 1Re 8, 10-12) e anticipa l’apparizione escatologica della parola di Dio (2Maccabei 2, 7-8).
“Li ricoprì d’ombra”: immagine veterotestamentaria per descrivere la dimora di Dio in mezzo al suo popolo (Esodo 40,35). Il fatto che anche i discepoli siano ricoperti dalla nube mostra che, ben lungi dall’essere soltanto degli spettatori, essi sono profondamente coinvolti nel mistero della glorificazione di Cristo in quanto rappresentanti del nuovo popolo di Dio.
“Il mio Figlio diletto”: come nel battesimo di Gesù (1,11) la voce celeste allude a Isaia 42,1 e designa Gesù come il profeta-Servo di Jahwè. Questa volta, tuttavia le parole sono rivolte ai tre discepoli e nel contesto della prima predizione della passione esse costituiscono l’approvazione divina del ruolo di Gesù in quanto Messia-Servo.
“Ascoltatelo”: Gesù è ora il profeta uguale a Mosè il cui insegnamento va accettato sotto pena di esclusione dal popolo di Dio (cfr. Deuteronomio 18,15).
“Non videro più nessuno fuorché Gesù”: Elia e Mosè scompaiono, cedendo il loro posto a Gesù che rimane solo.
Luca ha introdotto due importanti modifiche alla tradizione comune:
- l’accenno alla preghiera di Gesù (”Salì sulla montagna a pregare e mentre pregava…”);
- l’esplicitazione del contenuto del colloquio che si svolse tra Mosé, Elia e Gesù: (”Parlavano del trapasso (esodo) che egli doveva compiere a Gerusalemme”).
La trasfigurazione per Gesù è un invito a incamminarsi sulla via della croce, che sarà però seguita dalla gloria della risurrezione: un anticipo della gloria, che aiuta a vincere la paura della morte con la forza della preghiera.
Tempo di quaresima
14 febbraio - 1^ Tempo di Quaresima
Deuteronomio 26,4-10 Professione di fede del popolo eletto
Salmo 90 Resta con noi, Signore, nell’ora della prova
Romani10,8-13 Professione di fede di chi crede in Cristo
Luca 4,1-13 Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo
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21 febbraio - 2^ Tempo di Quaresima
Genesi 15,5-12.17-18 Dio stipula l’alleanza con Abramo fedele
Salmo 26 Il Signore ha pietà del suo popolo
Filippesi 3,17-4,1 Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso
Luca 9,28-36 La Trasfigurazione
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28 febbraio - 3^ Tempo di Quaresima
Esodo 3,1-8.13-15 Io-Sono mi ha mandato a voi
Salmo 102 Il Signore ha pietà del suo popolo
1ª Corinzi 10,1-6.10-12 La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento
Luca 13,1-9 Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo
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6 marzo - 4^ Tempo di Quaresima
Giosuè 5,9-10-12 Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua
Salmo 33 Gustate e vedete com’è buono il Signore
2ª Corinzi 5,17-21 Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo
Luca 15,1-3.11-32 La parabola del padre misericordioso
13 marzo - 5^ Tempo di Quaresima
Isaia 43,16-21 Ecco, faccio una cosa nuova e darò acqua per dissetare il mio popolo
Salmo 125 Grandi cose ha fatto il Signore per noi
Filippesi 3,8-14 A motivo di Cristo, ritengo che tutto sia una perdita, facendomi conforme alla sua morte
Giovanni 8,1-11 Il perdono all’adultera
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20 marzo - Domenica delle Palme
Isaia 50,4-7 Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso
Salmo 21 Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Filippesi 2,6-11 Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò
Luca 22,14-23,56 La Passione di Gesù secondo Luca
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24 marzo - Giovedì Santo
Esodo 12,1-8.11-14 Prescrizioni per la cena pasquale
Salmo 115 Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza
1ª Corinzi 11,23-26 Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore
Giovanni 13,1-15 L’ultima cena del Signore
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25 marzo - Venerdì Santo
Isaia 52,13-53,12 Egli è stato trafitto per le nostre colpe
Salmo 30 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Ebrei 4,14-16; 5,7-9 Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono
Giovanni 18,1-19,42 La Passione di Gesù secondo Giovanni